Roma in Musica: i cantautori italiani che hanno cantato la Città Eterna
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Aggiornamento: 1 giorno fa
Roma non è solo una città: è un sentimento.
Un luogo che respira storia, arte, caos, bellezza e contraddizioni. E proprio per questo, da sempre, è fonte inesauribile di ispirazione per poeti, registi, scrittori… e soprattutto cantautori.

Negli ultimi decenni, molti tra i più grandi nomi della canzone italiana hanno raccontato Roma con le loro parole e le loro melodie. Alcuni l’hanno celebrata con romanticismo, altri l’hanno criticata con disincanto, altri ancora l’hanno semplicemente vissuta e descritta così com’è, con i suoi tramonti dorati e le sue strade sconnesse.
Nel panorama cantautorale italiano, Roma ha avuto un ruolo speciale. Non solo perché molti artisti vi sono nati o vi hanno vissuto, ma perché la città, con il suo fascino decadente, il suo slang, la sua teatralità naturale, ha rappresentato un palcoscenico perfetto su cui ambientare storie di vita, d’amore e di disillusione.
La romanità è diventata nel tempo una chiave poetica: a volte orgogliosa, a volte amara, spesso ironica e sempre profondamente umana.
Tra i maggiori cantautori italiani è indispensabile citare:
1. Antonello Venditti – “Roma Capoccia” (1972)
Una dichiarazione d’amore senza condizioni. In questa canzone, Venditti descrive Roma con gli occhi di chi la guarda come fosse la prima volta: il Tevere, San Pietro, i tramonti mozzafiato. “Quanta gente povera che viveva dentro i vicoli e quanta dignità…”: versi che mescolano poesia e verità popolare. Una delle più celebri dediche mai scritte alla Capitale.
2. Francesco De Gregori – “Santa Lucia” (1978)
De Gregori non ha mai descritto Roma frontalmente, ma la sua città è presente nei dettagli: in “Santa Lucia” si respira l’atmosfera notturna dei quartieri romani, in “Raggio di sole” si intravedono scorci urbani, e in “La Storia” si sente l’eco delle strade di Trastevere. Roma è lo sfondo discreto delle sue storie.
3. Gabriella Ferri – “Sempre” / “La società dei magnaccioni”
Se c’è una voce che ha incarnato l’anima popolare e struggente di Roma, è quella di Gabriella Ferri. Tra stornelli, romanze e pezzi teatrali, la sua musica è un viaggio tra Testaccio, Trastevere e Campo de' Fiori. “Sempre” è una dedica sofferta alla città, mentre “La società dei magnaccioni” racconta la Roma più conviviale e goliardica.
4. Rino Gaetano – “Nuntereggae più” (1978)
Satira e disincanto. Rino canta l’Italia degli anni ‘70 ma il suo linguaggio, i suoi riferimenti, i nomi, sono immersi nella Roma reale. Il tono ironico nasconde una critica sociale lucida, e dietro la leggerezza apparente c’è tutto il peso di una città che ride anche quando cade.
5. Stefano Rosso – “Una storia disonesta” (1976)
Un piccolo cult della romanità musicale. Rosso, con la sua chitarra e la sua voce bassa, racconta una giornata qualunque in una Roma vera, vissuta nei bar, nelle strade, tra ironia e malinconia. La sua canzone è un ritratto disilluso ma affettuoso della vita quotidiana in città.
6. Franco Califano – “Roma nuda” / “Tutto il resto è noia”
Califano è stato l’anima notturna di Roma. I suoi testi ruotano attorno a donne, locali, piazze, amori finiti all’alba. In “Roma nuda”, la città è descritta con passione e rassegnazione, come un’amante difficile da lasciare. Califano è stato un poeta urbano, diretto ma profondamente lirico.
7. Achille Lauro – “Roma” / “C’est la vie”
Con un linguaggio moderno e provocatorio, Lauro reinterpreta Roma in chiave postmoderna. La sua è una città fatta di contrasti, di periferie glam, di decadenza elegante. Nella sua “Roma”, si percepisce un forte senso di appartenenza, anche quando si trasforma in distacco.
8. Ultimo – “22 settembre” / “Pianeti”
Ultimo canta una Roma personale e generazionale. I suoi testi, malinconici e introspettivi, raccontano storie d’amore e di crescita ambientate tra quartieri popolari e stazioni vuote. Per molti ragazzi romani, Ultimo è la voce che meglio descrive il presente emotivo della città.
9. Mannarino – “Roma città aperta” / “Me so’ mbriacato”
Tra i cantautori più teatrali e affascinanti degli ultimi anni, Mannarino restituisce a Roma la sua anima più antica e tribale. In “Roma città aperta” mescola poesia e denuncia, mentre in “Me so’ mbriacato” canta l’amore e l’illusione in una città che è specchio dell’anima.
Roma è una città che non si lascia mai raccontare fino in fondo. Ogni cantautore ne coglie un frammento: una strada, un ricordo, un amore finito, una risata tra amici, una notte d’estate, una fontana in cui specchiarsi. Ed è proprio questa ricchezza di sfumature a renderla una musa instancabile, anche per le nuove generazioni.
La sua bellezza è struggente, il suo disordine affascinante, la sua umanità inconfondibile. E mentre il tempo passa e cambiano le mode, i cantautori continuano a scrivere canzoni su Roma. Perché, in fondo, Roma non è solo una città: è una canzone che non finisce mai.
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